L’ultimo Postrivoro. Perché è morto e in che forma è già rinato

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Dopo sette anni, l'evento più amato dai gastropellegrini cambia pelle perché deve trasformare in qualcosa di nuovo una energia che rischierebbe di perdersi.


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Postrivoro muore per la prima volta il 9 dicembre 2018. A Borgo Durbecco, nel Rione Bianco di Faenza. La creatura di RAW Magna, l’associazione nata nel 2011 per narrare storie di giovani talenti di cucina e di sala chiude la sua prima vita annodando un intreccio di legami che hanno originato, con cadenza regolare, circa quaranta eventi di alta cucina d’avanguardia nelle notti di sabato e nei desinare delle domeniche, nella Sala degli Angeli del rione faentino.

Postrivoro nasce sette anni fa da un invito del presidente dell’associazione RAW Magna, Enrico Vignoli, a Oswaldo Oliva, allora alla scuola di ricerca di Andoni Luis Aduriz del Mugaritz, per dare il via alla serie di eventi e narrazioni sulla cucina mondiale di cui si è nutrito negli anni l’animale immaginario più venerato dai gastropellegrini. Ma Oliva pensa sia più corretto suggerire Rafael Costa e Silva, che sta lasciando il Mugaritz, per aprire il suo ristorante Lasai. Oswaldo posticipa la sua partecipazione a quando lascerà a sua volta il Mugartiz, due anni dopo, arrivando a Faenza con il suo assistente Santiago Lastra Rodriguez, ora in procinto di aprire il suo locale a Londra. E quando due anni fa, Santiago torna come chef al Postrivoro di Natale,  si porta come secondo Francisco Cardenas, Pancho, ora braccio destro di Nicolai Nørregaard al Kadeau di Copenhagen. E Pancho è tornato quest’anno, di nuovo per il Postrivoro di Natale, a chiudere un ciclo apertosi esattamente sette anni fa con la mail di invito che Vignoli ha scritto a Oswaldo Oliva.

Insieme ai piatti di Cardenas, l’allestimento di Medulla che ha riunito tutti i segni grafici e il design che in questi anni hanno sfilato nella  sala a volte del Chiostro della Commenda, stampandoli, uno di seguito all’altro, per riepilogare, sul banner al centro della tavola, l’evoluzione dell’estetica postrivoriana.

“In questi anni non c’è stato un Postrivoro uguale all’altro – racconta Vignoli – abbiamo sempre cercato di spingerci oltre. Abbiamo esplorato lo spazio del Borgo in ogni modo possibile e immaginabile, abbiamo creato personaggi irreali e maschere, fino ad arrivare all’autocitazione di quest’ultimo periodo. Chi si siede al tavolo è quasi in numero inferiore a noi organizzatori, ormai siamo indistinguibili, abbiamo cercato di assottigliare sempre più il muro che separa i commensali da chi lavora alla realizzazione dell’evento, da chi ha chiaro quale dovrà essere il risultato finale. Questa è la fine di Postrivoro. Non ci saranno altri Postrivoro come li abbiamo conosciuti finora.”

Nato come evento itinerante, che avrebbe dovuto tenersi in luoghi sempre diversi, Postrivoro ha realizzato da subito che Borgo Durbecco era il luogo perfetto per farne la sua casa, orientandosi verso una filosofia più stanziale. Ma dopo sette anni vi è la necessità di trasformare in qualcosa d’altro una energia che rischierebbe di perdersi, pur mantendo la radice dei legami che hanno generato il tutto. Da ora saranno i gastropellegrini a itinerare, per seguire il nuovo progetto: Parafernalia. A Postrivoro Takeover. Che già dopo una settimana dall’ultimo appuntamento di Faenza invaderà, più vitale e vivido che mai, un altro luogo della Romagna. Il Teatro Galli di Rimini, straordinario esempio di rinnovamento che darà ancora maggior spinta alla rinascita di una nuova creatura ma dall’anima che già conosciamo.


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