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Moena è attraversata da una strada che probabilmente con il navigatore non si trova, ma che noi percorriamo tutta in una sera d'inizio autunno. E' la Strada dei formaggi delle Dolomiti


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Moena è attraversata da una strada che probabilmente con il navigatore non si trova, ma che noi percorriamo tutta in una sera d’inizio autunno. E’ la  Strada dei formaggi delle Dolomiti che passa dalla Val di Fassa, alla Val di Fiemme, al Primiero e che concentra novanta aziende fra ristoranti, agriturismi, caseifici con un unico denominatore comune: produrre il meglio.

Abbiamo il piacere di gustare gran parte di questi prodotti iniziando da uno stuzzicante aperitivo con Cuor di Fassa di Malga  del Caseificio Sociale Val di Fassa e Puzzone di Moena di Malga del Caseificio di Predazzo e Moena, accompagnati dal miele degli Apicoltori Fiemme e Fassa. Insieme ai formaggi dell’Agritur Agua Biencia con le mostarde fatte in casa, al burro appena uscito dal Caseificio Sociale spalmato sui mignon di segale di Cose buone da Paolo  e allo speck  della Macelleria Dagostin, che ha fornito anche la carne salada della battuta al coltello presentata dal ristorante Le Giare.



Rimaniamo piacevolmente sorpresi sorseggiando un Hugo Spritz, un nettare di fiori di sambuco, acqua, limoni e zucchero. E’ dall’inzio del secolo scorso che nelle vallate delle Dolomiti, fra maggio e giugno, si raccolgono piccoli e candidi fiori di sambuco che danno vita all’omonimo sciroppo e che oggi è diventato il top drink del momento.

La cena è a dieci mani. Sì, perchè gli Chef sono cinque e si sbizzarriscono con alcuni dei loro cavalli di battaglia.

Il più giovane, l’appena ventenne Chef dell’Agritur Agua Biencia prepara una  delicata zuppa di fieno con quenelle di ricotta fresca , mentre l’Agritur El Mas propone la Pria de Manz, uno spezzatino con carne di manzo in abbinamento ai canederli di Malga Peniola, accompagnati da un Teroldego Rotaliano dell’Azienda Agricola Zeni.

Coinvolgente lo showcooking dello Chef Paolo dell’Active Hotel Olympic con il suo Scuierin “cucchiaino” di fonduta di Cher de Fascia e pere rigorosamente trentine. Chef Jan dell’Hotel La Serenella si diletta invece con la monograno del Pastificio Felicetti preparandoci rigatoni cacio e pepe alla fassana e penne al ragù di cervo, in questo caso scegliamo una Fleimbier, la Birra di Fiemme, con il suo aroma vegetale di malto e nocciole.

Arriva il dolce. Dal Caseificio di Predazzo la ricotta si tuffa nel tortino con miele e salsa di mele presentata da La Stua de Zach, il ristorante dell’Albergo Miralago, qui le bollicine sono d’obbligo e ci abbandoniamo a un Trentodoc Cesarini Sforza.

A rendere l’atmosfera della serata piacevomente conviviale sono le appassionate chiacchierate con gli Chef, con i quali ci soffermiamo ad apprendere metodi e segreti di cucina. Conversiamo a lungo con Chef Paolo dell’Active Hotel Olympic che ci rivela la sua tecnica di affumicatura del salmone al cirmolo. Le chiacchiere sono intervallate dalla degustazione delle grappe L’Ones, prodotte con piante officinali raccolte manualmente dal produttore, Massimo Donei. Le assaggiamo tutte e decretiamo che quelle al Cumino Montano e alla Rosa Canina sono le nostre preferite.

Dimenticavo un particolare. Questa luculliana cena era a chiusura di una giornata trascorsa fra i pascoli alti di Passo San Pellegrino, raggiunti dopo un breve tragitto con la seggiovia Costabella. Premetto che sto per scivolare nell’ovvio, ma p.a.r.a.d.i.s.o. è l’unico termine che esiste per definire questo luogo. Non a caso il rifugio che raggiungiamo per il pranzo si chiama proprio così. E’ Gino Defrancesco ad accoglierci nella sua Baita Paradiso, mentre lentamente affetta lo speck di sua produzione e le piccole foglie rosse si adagiano leggere come petali sul tagliere. Lo accompagniamo con grissini e pane ai frutti di bosco, alla cannella e alle noci.
Una delicata zuppa di funghi, spalla di maiale cotta per un’intera notte nel forno a legna e una favolosa sacher con gelato alla vaniglia ci conducono fino all’ora di metterci in marcia, in discesa (meno male) fino a valle.

Raggiungiamo l’Hotel Monza, poco lontano dal centro di Moena, sicuramente uno degli alberghi con la miglior vista sul paese e sulle montagne. Un’ambiente curato dove l’accoglienza e la cortesia sono sempre ben dosate , non sfociano mai nella stucchevolezza, e abbinate ad un buon menu (il gulash e lo strudel sono degni di nota) completano un’offerta che merita tutte le ottime recensioni reperibili in rete.


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