I Rifugi del Gusto nelle Dolomiti del Brenta. Escursioni fra le bontà del Trentino
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Nel Parco Adamello Brenta, sopra San Lorenzo in Banale, a fare trekking sui crinali delle Dolomiti e a rilassarci preparando ricette tipiche del Trentino.


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Seguendo con lo sguardo il dito di Marco, non riusciamo a credere che dovremo arrivare così in alto dove indica.  Marco è la guida della Scuola Italiana Sci Dolomiti Brenta che incontriamo di buonora a  San Lorenzo in Banale, ai piedi delle Dolomiti di Brenta e che per due giorni ci accompagnerà fra le montagne, 800 metri più in alto di dove ci troviamo, all’interno del Parco Naturale Adamello Brenta. A pochi chilomteri dal Lago di Molveno, questa località, riconosciuta fra i Borghi più Belli d’Italia, rappresenta un noto punto di partenza per molti percorsi che si diramano sulle Dolomiti e per questo rientra anche fra le principali porte di accesso al Parco. Nel saliscendi di stradine, si affacciano case restaurate con cura e tirate a lucido, ma che mantengono l’autenticità e lo stile del luogo. Molte di quelle che un tempo erano stalle o modeste abitazioni contadine oggi si sono trasformate in eleganti e moderne dimore frutto di un restauro altamente conservativo. Alcune passerelle a “scivolo” che collegano gli ingressi delle case alla strada sono ancora nella stessa posizione e della stessa forma di un tempo, seppur si veda che sono da poco restaurate. Rappresentano una testimonianza dell’economia di questa zona di circa due secoli fa, quando le slitte, scivolando sui ciottoli levigati erano l’unico mezzo per spostare agevolmente qualsiasi tipo di merce in grandi quantità.

San Lorenzo in Banale



La ciuìga del Banale è l’attrazione gastronomica di San Lorenzo e dintorni. E’ un salame di rape e carne suina, oggi presidio Slow Food, che viene prodotto esclusivamente in quest’area del Trentino. Nella seconda metà dell’ottocento, le parti meno pregiate del maiale venivano unite alle rape bianche cotte e tritate per formare questo insaccato che all’epoca garantiva un gustoso e nutriente alimento, con poca spesa. Oggi viene preparato con carne scelta e consumato cotto, soprattutto nei mesi invernali, quando viene celebrato con una festa. Il primo fine settimana di novembre, degustazioni, mercatini di prodotti tipici e spettacoli di strada invadono tutto il paese per festeggiare il suo ineguagliabile e caratteristico salame.

Rifugi del Gusto - Trekking

Ci lasciamo alle spalle San Lorenzo in Banale e dopo tre km di salita, a poco più di mille metri di altitudine, iniziamo a intravedere, spiccanti nel verde brillante, i balconi fioriti del rifugio Alpenrose, con la sua magnifica terrazza protesa verso le Giudicarie Esteriori. La-Wilma ci accoglie con un energico benvenuto, mentre seguendo il profumo di gulasch ci affacciamo alla porta della cucina, dove La-Dona(tella) è all’opera per la cena e con uno sfuggente ma inflessibile sguardo ci inibisce dal varcare la soglia. Le due signore curano da anni l’ospitalità di questo luogo di conforto in località La Ri con la genuinità che ci si aspetta dai rifugi,  l’anello di congiunzione fra albergo e casa. Accoglienti ibridi dove una rassicurante atmosfera casalinga si mescola ai i comfort dell’hotel.

In sala è tutto pronto per la nostra lezione di strangolapreti. Niente a che vedere con i canederli, anche se all’apparenza  potrebbero sembrare la stessa cosa, ma la ricetta è diversa. Niente a che vedere con gli strozzapreti, dove la differenza sta proprio nella metodologia di eliminazione del povero prelato. Mentre per questi ultimi ci si riferisce all’atto della “strizzata” dei listelli di sfoglia, come potrebbe essere praticato alla gola; nel caso degli strangolapreti si fa riferimento all’eventuale soffocamento che le soffici sfere potrebbero indurre. Il motivo per cui tutto questo sia rivolto ai preti non si sa.  Si tratta di una ricetta della tradizione popolare, dove come spesso accade, vengono messi insieme gli ingredienti che avanzano in cucina per recuperarli, rilavorati e insaporiti. La base è il pane raffermo, di non più di due giorni, tagliato a cubetti e bagnato nel latte. Di solito si aggiungono gli spinaci ma il nostro insegnante cuoco in questo caso ci illustra la variante con le erbette. Le sbianchiamo in acqua bollente, salata e le aggiungiamo al pane, con un uovo e tanto Trentingrana. Amalgamiamo e formiamo delle palline, più o meno tutte della stessa dimensione, lasciamo riposare un’oretta e le cuociamo nella stessa acqua delle erbette. Dopo un minuto da quando gli strangolapreti galleggiano, li scoliamo e li condiamo con burro nocciola e una spolverata di Trentingrana.

Alpenrose - Dona e Wilma

La produzione di strangolapreti, alla lezione di cucina all’Alpenrose, è particolarmente proficua e ogni allievo si assicura la sua teglia di gnocchi trentini per una cenetta a casa, il giorno successivo. Peccato non aver considerato che il giorno dopo abbiamo programmato almeno cinque ore di camminata prima di partire, senza ripassare dal rifugio. Puntuale alle nove, Marco ci illustra il percorso che ha stabilito per la giornata. Infilata la teglia con il frutto del nostro lavoro di apprendisti cuochi nello zaino siamo pronti a partire per Forcella di Bregain. Il primo tratto è subito salita e ci addentriamo nel bosco. Finiti gli alberi, passiamo al grande prato, tappezzato di erba camoscina che sentiamo scivolosa sotto le suole. E’ la nebbia che la rende umida e quindi un po’ insicura, meglio cambiare programma. Anche perchè a causa della visibilità ridotta non si vedrebbe nulla del panorama sotto la Forcella, che, ci dice Marco, da solo vale la camminata. Deviamo verso la Prada, passeggiando sul crinale fra sorbi degli uccellatori, crochi rosa e… due grosse pupù. Sì, ad un certo punto ci troviamo davanti ai piedi un copioso e fresco riversamento di escrementi di orso, dichiarati tali dopo una ravvicinata e scientifica analisi della nostra guida. Tutti ci prodighiamo con affettata noncuranza in una torsione a 360 gradi, così tanto per dare una sbirciatina a tutto tondo. Poi conveniamo, che in caso di un improvviso  faccia faccia con l’orso, ne usciremo sicuramente illesi proponendogli una scorpacciata di strangolapreti freschi di giornata, sguainandoli prontamente dai nostri zaini. Archiviata l’ansia da orso, consapevoli a mente più lucida che nessun orso avrebbe la benchè minima intenzione di socializzare, anche se si trovasse sulla nostra rotta, arriviamo al belvedere della Prada. Affacciati sul lago di Molveno, qualche centinaio di metri più in alto, divoriamo i panini che ci hanno preparato all’Alpenrose. Non c’è niente di così buono come il panino in montagna. E’ quanto afferma la nostra saggia guida e come dargli torto. Di così prelibato come  il pane umidiccio per esere stato almeno quattro ore nel cellophane, compresso perchè finito sotto il maglione, la giacca a vento e la teglia di strangolapreti, nel fondo dello zaino, dove ora tutto odora di prosciutto cotto e fontina, non c’è nient’altro.


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