La Ménagère a Firenze. L’eleganza dell’informalità contemporanea
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Rovistando fra le innumerevoli espressioni che definiscono gli stili di arredamento, non ne esiste una singola che riesca ad evocare quello de La Ménagère


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Rovistando fra le innumerevoli espressioni che definiscono gli stili di arredamento, non ne esiste una singola che riesca ad evocare quello de La Ménagère, ma assemblandone alcune si può coniarne una ad hoc che la rappresenti. L’ampio colpo d’occhio, già dalle vetrate esterne del ristorante di Via de’ Ginori, a Firenze, restituisce immediatamente l’immagine di un ambiente che si potrebbe definire green industrial chic. Il tocco di raffinatezza è dato dall’essenzialità del cemento, impunturato di note verdi e floreali, che vedono la loro massima espressione nel bacone di Artemisia, la fioreria interna. Una miscela che appaga da subito gli occhi: piante e materiali grezzi, anche di recupero, con angoli dal lieve sentore anni sessanta. Abbinata a una offerta che parte dalle 7 di mattina con colazione continentale, o semplice caffè da asporto, fino alle 2 di notte con le gare fra barman che sperimentano nuove alchimie con ingredienti a sorpresa.

Donato Mutri, il giovanissimo chef, concepisce una cucina cromaticamente vivace, seppur tenue nei contrasti fra sapori e consistenze, con una tangibile propensione a voler crescere e anche in fretta. Il gazpacho con fragole e bottarga e l’uovo poché con crema di piselli danno il via alla sequenza dei piatti, bisque, gambero e arancio pittano una inaspettata fregola sarda. I dessert spaziano fra le note tropicali del cocco e del frutto della passione, apparendo, nell’ordine, come mousse adagiata su di un biscuit croccante e il secondo in forma gelatinosa. Un parfait di lemongrass abbinato a un sablé al cacao, con fragole di bosco testimoniano la presenza, dietro il pass, di una preparata, anche lei molto giovane, pasticcera. La carta dei vini è oculatamente equilibrata e presentata in modo molto diligente dai giovani addetti alla sala.




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