“I canederli, devono essere così! Leggeri e impalpabili che quando li metti in bocca si trasformano in una nuvola di sapore”, ci rivela il Jeune Reastaurateur d’Europe, Chef Paolo Donei, del Malga Panna di Moena, 1 stella Michelin. E i suoi sono proprio così. Canederli al Puzzone, preparati con il pane morbido per tramezzini, guanciale affumicato, un rosso d’uovo, erba cipollina, latte e scaglie di tartufo. Fondamentale lasciare riposare l’impasto un giorno intero, prima della cottura.
Lo chef li ha presentati durante uno show cooking in piazza a Moena in una calda giornata di fine estate, il giorno della desmontegada, quando le mandrie lasciano i pascoli perchè l’erba è ormai rada e si dirigono a fondo valle. Il Puzzone, prodotto proprio con il latte di queste mucche, deve rigorosamente avere la crosta bagnata, che sporca le mani, dice Chef Donei, perché da questo si capisce che è buono.
Ma in Val di Fassa non c’è solo il Puzzone, come ci spiegano al Caseificio Sociale di Pera di Fassa, ma vengono prodotti anche il Cuor di Fassa, il Mezzano Trentino d’alta montagna e il Trentingrana DOP. C’è un’atmosfera ovattata e surreale nella stanza delle grandi vasche di salamoia, con un’umidità del 100%, dove centinaia di forme di Cuor di Fassa galleggiano per tre giorni per poi stagionare sulle scaffalture d’abete, fino a sette mesi.
Il Trentingrana, prodotto seguendo rigorosamente le linee guida del Consorzio Grana Padano, ci rimane anche fino a diciotto, quando una forma fresca di 55 kg, arriva a pesare intorno ai 45, una volta stagionata.
Grazie a Dora e Stefano della Strada dei Formaggi delle Dolomiti abbiamo appreso dalle tecniche più all’avanguardia di produzione, ai miti e alle leggende che avvolgono il grande mistero del caglio, come ci racconta la collezione di oggetti conservata alla sezione L Malghier del Museo Ladino, all’interno del caseificio.
Se i canederli sono nuvole, la pasta del Pastificio Felicetti la fanno impastando la farina con il cielo (di Predazzo, a pochi km da Moena), siamo nel pastificio “più alto del mondo”, considerando che le aree a tradizione pastaia non si trovano certo a queste altitudini. Alla base di questa pasta c’è un binomio di eccellenza: acqua di sorgente e farine selezionate, monograno, biologiche, di kamut e farro.
E’ stata una buffa sorpresa vedere impastatrici e nastri trasportatori tingersi di un nero inaspettato durante la nostra visita, proprio il giorno in cui venivano prodotti gli spaghetti al nero di seppia. Tutti ipnotizzati davanti all’effetto optical bianco/nero della macchina taglia pasta. Immancabili sono stati gli assaggi, che leggerete nel prossimo post.
L’inchiostro di seppia è stato un presagio. Nella coinvolgente atmosfera del Dolcevita, il lounge bar dell’Hotel Dolomiti, incontriamo le formiche di Fabio Vettori, anche qui scorrono fiumi di inchiostro (questa volta di china), usato dall’artista per disegnare il mondo delle sue tenere formiche umanizzate.
Da quarant’anni, gli operosi insetti di Vettori rappresentano su tavole, calendari, agende e poster, tutte le sfaccettature del nostro mondo, con una limpida e autentica ironia che da Trento ha conquistato tutta Italia. Ora anche popEating ha la sua declinazione a formica ed è entrato a far parte del grande affresco, grazie alla gentilezza di Fabio.