La nona edizione di LSDM, già Le Strade della Mozzarella, conferma la sua essenza di dilettevole simposio o spasso cattedratico.
Un ossimoro, ecco. La nona edizione di LSDM, già Le Strade della Mozzarella, conferma la sua essenza di dilettevole simposio o spasso cattedratico. In due giorni accumuli e impacchetti un bagaglio di nozioni, concetti, esperienze, diciamo cultura, che allo stesso tempo ti accorgi essere inaspettatamente leggero. È questa lievità nello spargimento culturale che ne rende imprescindibile la partecipazione e che si materializza nella spinta che ogni anno fa arrivare a Paestum una selezione accurata di chef da tutta Europa, i più noti giornalisti, critici e appassionati. Tutto fermamente gratuito, il numero di sponsor è leggermente aumentato rispetto alle scorse edizioni, ma la base che sostiene il più importante congresso gastronomico del sud Italia è l’impegno e il lavoro di Albert Sapere, Barbara Guerra e Bruna Sapere.
Il tema di quest’anno era: Contaminazioni. La prima, in ordine cronologico, l’hanno praticata sicuramente loro, gli organizzatori, portando la serata inaugurale dentro al Museo Archeologico di Paestum. Miscelando metope e vasi del VI sec. A. C. a coppette e assaggi di mozzarella, ricotta e calici di San Salvatore.
Il primo giorno ha spiccato il volo con Matteo Baronetto, Riccardo Monco, e Enrico Crippa, arrivando ad Antonia Klugmann, passando da Vito Mollica, Luigi Taglienti e Gert de Mangeleer.
La devozione per un prodotto già perfetto come la Mozzarella di Bufala a volte forse induce una overdose di soggezione che fa sterzare le sperimentazioni, in particolare da chi viene dall’estero, verso il liquido di governo, sempre comunque con risultati che non rientrano nelle prospettive dei colleghi italiani. La percezione comune è che l’evento incrementi senza dubbio lo stimolo ad andare oltre le proprie barriere creative, facendo esercizio con una materia prima inarrivabile, unica star della kermesse. Da parte dei protagonisti, nessun abbandono all’esibizione dell’ego, nessun eccesso di sapienza o presunzione professorale, tutti si inebriano di un’allure coinvolgente fluttuando in un giocoso confronto. Sano. Per alcuni forse, anche curativo.
Matteo Baronetto – Al Cambio, Torino
Ricardo Monco – Enoteca Pinchiorri, Firenze
Enrico Crippa – Piazza Duomo, Alba
Luigi Taglienti
Gert de Mangeleer – Hertog Jan, Zedelgem
Vito Mollica – Il Palagio, Firenze
Antonia Klugmann – L’Argine a Vencò, Dolegna del Collio