Postrivoro. La cucina di Oswaldo Oliva e le libagioni di Paolo Baraldi
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Avrebbe dovuto fare lo scienziato Oswaldo Oliva. Questo secondo i suoi genitori, noti ricercatori scientifici in Messico e tutto sommato non ha disatteso del tutto le aspettative, ha solo trasferito i suoi esperimenti dal laboratorio alla cucina. Dopo il diploma alla Culinary School, raggiunge la Spagna e decide che sarà quella la sua casa durante un blasonato percorso formativo. Trascorre un anno al Celler de Can Roca, per poi trasferirsi al  Mugaritz e passarne sette al fianco di Andoni Luis Aduriz, dove nell’area Ricerca & Sviluppo si divide fra dissertazioni creative ed elaborati scientifici. Ora è pronto a riapprodare a Città del Messico per finalizzare il nuovo progetto di un ristorante tutto suo, che vedrà protagonista la sua filosofia di cucina. Ha scelto il viaggio onirico di Postrivoro per offrirne una anticipazione in Italia, insieme a Santiago Lastra Rodriguez, con cui condivide l’esperienza al Mugaritz, e al sommelier Paolo Baraldi, conosciuto in questa occasione, che ha curato le emozioni liquide della serata. Qui Oswaldo ci racconta un po’ di sé e dei piatti proposti durante la serata.




Paolo Baraldi da cinque anni vive il suo sogno di sempre, essere sommelier a La Stüa di Michil dell’Hotel La Perla di Corvara. Ha portato a Faenza la sua predilezione per i piccoli produttori di cui ama apprendere la storia e coltivare la conoscenza personale.  A corollario della cucina ispanico-sudamericana di Oswaldo Oliva ha approntato la sua selezione rifacendosi al piglio sartoriale che lo contraddistingue. Dandoci il benvenuto con un Un vecchio Americano a Corvara con un’infusione di frutti di bosco ossidata per un mese, avvicendando, fra gli altri, uno  Chablis 1er Cru Les Forêts 2009, Patrick Piuze a un Nuits Saint Georges 2002 Domaine Gérard Julien & Fils e concludendo con Birra Bruton 10 e Timo Limo. Ecco la sua storia.

 


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