La prima cena da stellato di Matteo Lorenzini con Simone Cipriani al Santo Graal
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Fango. La prima cena a 4 mani di Simone Cipriani e Matteo Lorenzini. Pesce e vegetali all’insegna della sostenibilità. Due sere in cui hanno giocato ad accostare le loro cucine al Santo Graal di Firenze.


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“… l’aratro, il falcetto, la vanga e la terra che spesso ti infanga”. Cantava Rino Gaetano. È uno dei riferimenti a cui si sono ispirati Simone Cipriani e Matteo Lorenzini per la loro prima cena a quattro mani. Fango. Pesce e vegetali all’insegna della sostenibilità. Due sere in cui hanno giocato ad accostare le loro cucine, come ha accostato i loro volti puliti il fotografo Giovanni Rasoti nella foto dell’evento. La loro amicizia risale all’esperienza vissuta insieme da Arnolfo, consolidata nel tempo anche dopo aver intrapreso percorsi diversi. Due indiscutibili talenti, complementari, l’uno costantemente a fare a cazzotti con le proprie abilità tecniche, in competizione con sé stesso per arrivare all’assoluto, l’altro in continuo esercizio di traduzione e trasferimento delle proprie emozioni nel piatto. Simone ha fortemente voluto che Matteo proponesse il suo primo menu da stellato al Santo Graal. Il primo poiché, dopo aver ricevuto la Stella Michelin, al ristorante Tre Lune, dopo sedici mesi di apertura, nove mila euro di investimento iniziale e bilancio in attivo, Lorenzini non ha più cucinato. Perché il ristorante ha chiuso il giorno dopo aver ricevuto la stella. Non sono di nessun interesse le motivazioni che hanno portato a questa decisione. Il dato che dovrebbe far riflettere tutti gli attori dello scenario raffermo della gastronomia fiorentina è che Matteo Lorenzini diventerà a breve uno dei Sous Chef del Mandarin Oriental di Milano. Sì, Sous.
Fango è stata la cena che, come in una polaroid, ha congelato la cucina di Matteo fino ad un futuro non definito. L’occasione per quotare cosa può scaturire dall’estro e dal temperamento di chi segue caparbiamente il suo istinto e non ha mai manifestato sudditanza per il gastro-baronato. Un’occasione che tante eminenze grigie della cucina hanno deciso di perdere.


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