Borgo Santo Pietro. L’assonanza tra lusso e natura
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Una villa del XIII° secolo, cinque ettari fra giardini all'italiana, parchi all'inglese, 250 mila specie di piante, tutto perfetto, ma vivibile


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Non capisco bene cosa tiene stretto fra le mani, Claudine, la resident manager di Borgo Santo Pietro, quando ci accoglie, aprendo lo sportello della nostra utilitaria, ulteriormente rimpicciolita dalla maestosità del viale che conduce all’ingresso del Relais, a un campo di distanza dall’abbazia di San Galgano. Ci traghetta per un tour di benvenuto da un ambiente all’altro, prima all’esterno, poi all’interno e ancora all’esterno e come presi da una vertigine estetica, ad ogni cambiamento di sfondo e contesto sembra di irrompere fra i cromatismi e le prospettive di certe tele campestri. Varcare la soglia dei Relais & Chateaux generalmente garantisce sempre una certa soddisfazione multisensoriale, ma questo eden dell’ospitalità affacciato sulle colline senesi dà ebbrezza da bellezza.

Una villa del XIII° secolo, cinque ettari fra  giardini all’italiana, parchi all’inglese, per un totale di 250 mila specie di piante, curati nel minimo dettaglio, quotidianamente, per renderli perfetti, ma vivibili. Nulla è affettato o artefatto. Un valore inarrivabile quello di riuscire a mantenere intatta l’armonia di un luogo in tutte le sue sfaccettature, pur mettendola a disposizione della fruizione più libera degli ospiti. Piscina a ozono, a sfioro sugli olivi, gazebi e chaise longue disseminati fra gli arbusti, all’ombra di pergolini fioriti, stagni popolati di ninfee, nulla da invidiare a quello che Maria Antonietta richiese per il Petit Trianon. Gli interni, di un equilibrio ben dosato fra sfarzoso e accogliente, raggiungono picchi di classe  in alcuni dettagli, come il televisore delle stanze custodito dietro un quadro d’epoca, o la collezione di libri antichi, dalla quale si può attingere non solo per leggere durante il soggiorno, ma per portare con sé un ricordo, parte integrante del luogo. Sono Jeanette e Claus Thottrup, i proprietari che dal 2001 seguono l’evoluzione di quello che allora era un rudere fra il fango, come testimonia la foto in cornice che Claudine teneva nascosta fra le mani al nostro arrivo, che alla fine del giro di benvenuto ci porge alla vista e alla quale è impossibile credere.
La Spa offre una esperienza rigenerante anche solo durante il percorso per raggiungerla. Una passeggiata fra le erbe aromatiche che termina con la visione di un tappeto verde puntinato di fiori bianchi e lilla, dove fra i salici si intravede la dépendance in cui beneficiare di trattamenti e massaggi. Una parte della tenuta è adibita ad orto, fonte di preziosa materia prima per le prelibatezze di Meo Modo, il ristorante del Borgo dove lo chef Andrea Mattei ha plasmato la sua cucina ispirandosi all’anima del luogo, concretizzandone l’essenza nelle pietanze.



Già stellato Michelin, Andrea narra e insegna la sua tecnica durante i corsi che tiene nella scuola di cucina, adiacente all’orto, fornita delle più tecnologiche attrezzature e che gli ospiti, anche durante brevi soggiorni, non mancano di seguire. I dettagli dei corsi raccontati in questo video da Andrea Mattei e Andrea Ferrarri, chef e sous chef di Meo Modo.

Borgo Santo Pietro

Accanto al casale della scuola di cucina, la fattoria, con  polli, maiali, oche, pavoni, dove incontriamo anche una famigliola di ilari alpaca, fornitori di lana pregiata che dopo la filatura, si trasforma in raffinati capi, totalmente naturali, in vendita all’interno del Borgo.


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